mercoledì 22 marzo 2017

L'USIGNOLO E LO SPARVIERO

Un giorno, un bellissimo usignolo, annoiato, decise di cantare posato su una bella foglia di quercia.
Attirò molti animali, stupefatti per la sua voce; sfortunatamente la sua voce fu udita anche da un temibile predatore: lo sparviero. L'usignolo non ebbe neanche il tempo di guardarsi intorno e cosí venne catturato.
Mentre era in volo, afferrato dalle zampe dello sparviero, implorò di lasciarlo andare dicendo che un piccolo uccello come lui non sarebbe stato in grado di sfamare una grande predatore.
L'astuto sparviero rispose: "ingenuo che sei, secondo te lascerei mai un pasto sicuro per un'altro piú grande ed insicuro?"


La morale della favola insegna di non far sfuggire quello che si ha, nella speranza di beni maggiori.

martedì 14 marzo 2017

LA GALLINA DALLE UOVA D'ORO

Un giorno, un contadino, abitualmente, andò a raccogliere le uova dal suo florido pollaio. Appena entrò, vide un oggetto luccicare nascosto tra la paglia. Lo prese e scoprí che era un uovo d'oro; pensò subito che fosse opera del cielo e non del suo pollaio e cosí tornò a casa contento.
Il giorno successivo andò a controllare il suo pollaio scrutandolo con attenzione e la sua attenzione caddè su un oggetto luccicante. Capí che aveva trovato un altro uovo d'oro!
Entusiasto, tornò a casa.
Decise quindi di spiare il suo pollaio tutta la notte cercando di capire chi fosse a deporre le uova d'oro.
Finalmente lo scoprí. Credendo di trovare dentro le sue viscere un tesoro d'oro molto prezioso uccise la gallina.
Sfortunatamente vide che il suo interno era uguale a tutte le altre galline e quindi non trovò nessun tesoro.


La morale della favola insegna a non farsi accecare dall'aviditá, poíchè, quando vuoi troppo rischi di perdere tutto quello che hai.

giovedì 9 marzo 2017

IL TOPO E LA RANOCCHIA

Un giorno, un bellissimo topo volle avventurarsi nella foresta. Dopo un ora, assetato, andò in un laghetto. Appena si avvicinò incontrò una bellissima ranocchia e fecero conoscenza.
"Io ho fame, perché non diventiamo soci nella caccia" disse la ranocchia.
"Per me va bene"
"Perfetto, per evitare di perderci durante la caccia ci legheremo" concluse cosí la rana.
I due si legarono ai piedi e cosí andarono a caccia. Alla fine presero molte lucertole.
La ranocchia, avendo finito il banchetto, andò nel suo stagno, però portando anche il topo, che non sapendo nuotare soffocò.
Il rumore provocato dal topo attirò l'attenzione di un nibbio che vedendolo a pancia in aria lo prese portando anche la rana legata ad esso.
La rana, pianse tutto il tempo, fino a quando non svegliò il topo svenuto che rosicò le zampe dell'uccello. Questo preso dal dolore lasciò la presa e cosí la rana e il topo furono liberi. Subito i due si slegarono e cosí furno liberi.

La morale della favola insegna che in un legame d'amicizia o d'amore bisogna capire e rispettare le esigenze e i disagi degli altri.

venerdì 3 marzo 2017

IL TOPO DI CITTÁ E IL TOPO DI CAMPAGNA

Un giorno, il topo di cittá andó a fare un visita al cugino di campagna.
Il topo di cittá era benestante e mangiava tutto ciò che voleva compreso dolci e altri cibi prelibato; invece, il topo di campagna non godeva di tutto ciò e mangiava solamente pane e formaggio.
Quando i due si incontrarono, il topo di campagna si mostró molto gentile e disponibile offrendogli la sua misera porzione di cibo.
Il topo di campagna rifiutò ciò che gli aveva offerto, e disse: " amico mio, come fai a mangiare questo cibo cosí misero e disgustoso. In cittá si mangia molto meglio! Sarei felice se ti trasferisci da me."
Detto ciò il topo di campagna, incuriosito, accettò la proposta.
Dopo un lungo viaggio arrivarono finalmente a destinazione.
Il topo di cittá disse all'ospite: " avventuriamoci! Andiamo a cercare del prelibato cibo".
Arrivarono in una casa abitata da gente ricca e dopo il loro pranzo, i due topi cominciarono a mangiare di tutto e di piú compreso anche i dolci.
Improvvisamente sentirono una porta muoversi; guardarono intorno e videro entrare due cani affamati. Cominciarono a scappare con tutte le forze che avevano, fino a quando il pericolo non fu scampato.
Il topo di campagna disse a quello di cittá: " me ne vado, meglio mangiare da povero ma sereno, che mangiare da ricco ma ansioso ".



La morale della favola mostra che non tutte le cose piacevoli si possono conquistare senza un minimo di pericolo.

giovedì 2 marzo 2017

LA SCIMMIA E IL CAMMELLO

Un giorno, tutti gli animali della foresta vollero riunirsi per discutere di una faccenda importante.
Vennero tutti e cosí iniziò la riunione.
Ovviamente, prese la parole il leone che con una certa sicurezza disse:
"Signori e signore, siamo qui riuniti per garantire la continuità della nostra pace armoniosa e prospera". Tutti per comunicare la loro adesione al progetto, applaudirono.
Alla fine della riunione fu consumato un prelibato banchetto dove tutti poterono sfamarsi. Alla fine del banchetto, annoiati, chiesero a una scimmia abbastanza vivace di fare uno spettacolo. Ebbene la scimmia salí subito sopra il tavolo e cominciò a ballare ed a fare acrobazie. Fu subito applaudita da tutti, tranne da un cammello che, geloso, decise di imitare la scimmia. Appena di esibí nessuno applaudí e cosí venne deriso da tutti.

La morale della favola insegna ad non essere invidiosi poiché ci impedisce di ragionare e ci lancia in imprese di cui non siamo all'altezza.

martedì 28 febbraio 2017

LO SCHERZO DEL PASTORE

Un giorno, un pastore, annoiato di portare sempre il suo gregge a pascolo, urlo:
"Aiuto! Al lupo al lupo". Le parole riecchegiaro in tutto il paese e con prontezza tutti i contadini e i pastori scesero in piazza armati di bastoni e forconi.
Appena arrivarono videro il pastore ridere all'impazzata, ma nessuna traccia di lupo. "Ci siete cascati!" disse il pastore divertito.
Il giorno dopo, il pastore portò al pascolo il suo gregge e ripetè ciò che aveva detto il giorno prima. La gente arrivò subito nella piazza ma non vide nessun lupo.
"Ci siete cascati un altra volta!!" disse.
Un giorno arrivò un branco di lupi e il pastore spaventato urlò: "Aiuto! A lupo a lupo!". Stavolta non venne nessuno perché non venne creduto e cosí il gregge venne sbranato dai lupi.



La morale della favola mostra che mentire spesso non è una buona cosa, poiché non si è piú creduti anche se si dice la verità.

sabato 25 febbraio 2017

IL PIPISTRELLO, IL ROVO E IL GABBIANO

Un giorno, un rovo, un pipistrello e un gabbiano decisero di formare una società commerciale riguardante la vendita di stoffe pregiate e di rame.
I tre si misero a lavoro con cura e dedizione, distribuendo il lavoro per ognuno.
Il rovo si procurò sin da subito lana, cotone, seta e lino; questo grazie al lavoro dei suoi antenati. Esso aveva conservato tutti i suoi averi nella fortuna che un giorno potessero tornare utili.
Il gabbiano si era procurato un bel po' di rame, questo grazie alla sua pazienza, poiché a poco a poco, riuscí a raccogliere piccoli tesori abbandonati dai nomadi mercanti.
Adesso toccava al pipistrello. Chiese aiuto a degli strozzini e si fece prestare un bel mucchio di denaro che, però, doveva restituire loro il doppio della cifra. Con il discreto gruzzoletto che egli disponeva poté comprare una piccola barca a remi utile per imbarcarsi durante la loro traversata.

Giunse finalmente il grande giorno. I tre imbarcarono nella loro gondoletta tutto ciò che avevano a disposizione ed erano pronti per partire. "Speriamo che questa barca sia abbastanza robusta per affrontare un viaggio degno" disse il gabbiano allarmato. "Se il tempo si manterrá calmo non avremo problemi durante la traversata" disse il pipistrello. Cosí partirono.
Ma durante, la sera il mare cominciò ad essere agitato e turbolento, fino a quando la situazione non peggiorò e cosí furono travolti da un onda. Fortunatamente nessuno fú scaraventato fuori dalla gondola ma, persero tutti i loro averi e furono costretti a tornare a casa.

Da quel momento il pipistrello incapace di gestire gli affari e non potendo saldare i debiti agli strozzini, fu costretto a nascondersi in delle grotte ed uscire soltanto la notte.
Il gabbiano imparò a rimanere accovacciato sugli scogli, nella speranza che un giorno il mare gli restituisse ciò che aveva inghiottito.
Il rovo

giovedì 23 febbraio 2017

IL NIBBIO E IL SERPENTE

Un giovane serpente se ne andava in giro a passeggiare ed a annusare i primi fiori sbocciati. Era una giornata​ calda e serena, iniziavano a sbocciare fiorellini tanto carini e delicati che anche il serpente se ne innamorò.
D'improvviso si proiettò sul suo cammino un ombra e impaurito, si girò per vedere cosa fosse ma, fu subito afferrato al collo dal potente nibbio.
Il serpente cercando di dimenarsi disse: " Perché non mi lasci andare, io non ti ho fatto nulla di male! Per favore lasciami" concluse cosí.  Ma il nibbio non ascoltò.
Cosí, il serpente, capendo che sarebbe stato ucciso, si dimenò e fu costretto a sferrare un morso velenoso al predatore.
L'uccello allentò la presa e aprí il becco e lasciò cadere il serpente a terra che rimase illeso.
Invece, il nibbio, avendo la vista offuscata a causa del veleno, perse quota e precipitò a terra procurandosi molte ferite.
Il serpente avvicinandosi al volatile stordito, gli disse: " Mi dispiace, io non volevo farti del male sei stato tu a costringermi ed ora ne paghi le conseguenze!"
Il veleno continuò a torturare il nibbio per alcuni giorni e, quando fu capace di levarsi in volo capí che era meglio stare a distanza dai serpenti.

La morale della favola mostra a chi fa del male, che prima o poi ne pagherá le conseguenze.

martedì 21 febbraio 2017

IL LUPO SAZIO E LA PECORA

Era un giorno fortunato quello del lupo, poiché era stato applaudito da tutti i suoi simili per le sue audaci imprese. Cacciava ogni giorno senza difficoltà, ed oggi, da solo, uccise un orso.
Un giorno, sazio, volle fare una passeggiata.
Sfortunatamente, anche una tenera pecorella, si aggirava nel bosco e, quando vide il lupo rimase pietrificata.
Il lupo appena la vide tirò fuori il suo istinto da predatore e prese la pecora dal collo, senza ucciderla, e le disse:
" Oggi non ho fame, sei stata fortunata, ma prima di risparmiarti la vita voglio che tu sappia espormi tre desideri intelligenti".
La pecorella, disagiata, dopo pochi istanti disse: "Beh, per prima cosa non vorrei non averti trovato.
Per seconda cosa se ti avrei trovato avrei preferito che tu fossi cieco.
Per ultima cosa devi finirla di mangiare le pecore! Non ha rispetto per nessuno. Non non ti abbiamo fatto nulla di male, quindi perché ci fai torto!" Concluse cosí la pecorella.
Il lupo, sorpreso disse: " Apprezzo la tua sincerità riguardo a ciò che hai chiesto. Sei molta coraggiosa ed è per questo che ti risparmio la vita". Dettò ciò la libero e con un cenno di saluto, la invitò ad andarsene.

La sincerità è una dote apprezzata da persone mature e intelligenti, capaci di non offendersi ma capire di fronte a pensieri altrui.

lunedì 20 febbraio 2017

IL PASTORE E I LUPO

Un giorno, mentre il pastore faceva pascolare il gregge, si avvicinò un lupo.
Il pastore si mise subito in allerta, ma appena capí che non era un pericolo per il suo gregge lo tenne d'occhio per diversi giorni, fino a quando aqqustò fiducia in lui.
Un giorno, il pastore dovette andare in paese e lasciò  il lupo come custode del gregge, ma, appena se ne andò, questo  uccise la maggior parte delle pecore e le mise nella sua tana in modo tale da poterle mangiare con tranquillità.
Appena tornò il contadino e vide cosa era accaduto al suo povero gregge, esclamò con rabbia: "Me lo sono meritato! Chi è quell'ingenuo che lascia il suo gregge a un lupo".

La morale della favola insegna di non lasciare i propri beni a persone infide e cattive perché si perderebbe ciò che si ha.

venerdì 17 febbraio 2017

I LUPI E I CANI

In una regione fredda e ostile, viveva un branco di lupi molto forti e tenaci comandati da un vecchio lupo chiamato Alfa. Era un lupo forte e sanguinario abituato a sopravvivere a tremende battaglie.
Però il suo branco di lupi , durante l'inverno cominciò ad avere poco cibo per due motivi: gli animali avevano incominciato a rintanarsi e, un gruppo di cani randagi cominciava a mangiare ogni provvista di carne.
Alfa, arrabbiato, decise di scontrarsi con il capo dei cani in una battaglia con i lupi.
I cani, credendo che sarebbe stata un facile vittoria, accettarono subito e cosí  la battaglia ebbe inizio.
Fin da subito i lupi comandati dal capo Alfa ebbero la meglio sui cani, perché, a loro differenza, i lupi erano di razza uguale e quindi erano bravi a impartire ordini.
Fu cosí che i lupi ebbero la meglio sui cani e li costrinsero alla ritirata e questo perché, essendo di razze diverse, non comunicavano tra di loro e non erano compatti durante la battaglia.


La morale della favola insegna, che l'unione fa la forza.

giovedì 16 febbraio 2017

LA LEPRE E LA TARTARUGA

Una lepre superba andava vantandosi della sua velocità e ne andava fiera.
Un giorno, annoiata, decise di fare una corsa e, vedendo le proprie grandi abilità, decise di fare una sfida su chi arriva prima al traguardo.
La tartaruga accettò la sfida e quando lo venne a sapere la lepre, quasi disonorata, disse scoppiando a ridere: "Tu? Ma non arrivi neanche a metá traguardo". "Non sentirti cosí sicura, pensa per te" rispose con calma la tartaruga.
Inizio la gara.
La lepre balzo e in pochissimo tempo non si vedeva a vista d'occhio, mentre la tartaruga aveva appena iniziato.
La tartaruga, vedendo la lunghezza del tragitto percorso, si fermó e per umiliare la tartaruga fece un bel pisolino. Quandò si svegliò vide che la tartaruga l'aveva superata e cominciò a correre disperatamente ma, ormai la tartaruga aveva giá passato il traguardo.
Chi va piano va sano e lontano.



La morale della favola insegna che essere troppo sicuri di se stessi può arrecare danno e, non sempre si arriva a raggiungere ad un obbiettivo con la fretta.

mercoledì 15 febbraio 2017

IL LEONE VA ALLA GUERRA

Un giorno, un leone, decise di fare la guerra e, da furbo re, decise di mandare un comunicato a tutti gli animali della foresta.

"Gli animali - diceva il bando - vengano da ogni parte della foresta, senza esclusione di nessuno, ad aiutare il loro re a fare la guerra".

Vennero tutti, dai piú grandi ai piú piccoli, felici di aiutare il loro re poiché ciascuno di loro avrebbe avuto un ruolo in guerra.
Nel momento in cui tutti gli animali furono davanti al cospetto del re, il leone cominciò ad assegnare i loro ruoli.
Cominciò con l'elefante:
" Tu sei molto grande e forte, combatterai e porterai rifornimenti e armi ai tuoi compagni".
Poi disse alla volpe:
" Tu sei molto furba e intelligente, mi aiuterai ad illudere il nemico".
Poi fu il momento dell'orso:
"Tu hai una notevole forza e agilità, sarai utile nel scavalcare le mura e prendere la fortezza".
A poco a poco fu assegnato ad ognuno di loro un ruolo per la guerra.
Quando si presentarono davanti al re asini e lepri, il consiglio disse: " L'asino è stupido e incapace di fare la guerra, invece la lepre è codarda e paurosa.  Rispediamoli indietro".
Ma il re disse: "Vi sbagliate. L'asino ha una voce piú forte della mia, quindi può essere utile a richiamare o fornire informazioni tattiche all'esercito. La lepre è piccola e agile e può essere usata come messaggero". Concluse cosí il saggio re.

La morale della favola insegna a non giudicare il prossimo dalle apparenze, bensì dalle loro capacità perché tutti sono utili se usati al momento opportuno.

lunedì 13 febbraio 2017

LA LEONESSA E LA VOLPE

Un giorno, una volpe e una leonessa, erano distese serenamente su un bel prato ombroso vicino ad un albero.
Parlavano di cose varie, come si trascorreva la giornata e discutevano su i loro cuccioli.
Entrambi avevano un pizzico d'invidia l'uno per l'altro; la volpe era invidiosa per l'aspetto fiero e coraggioso della leonessa e la leonessa per la furbizia della volpe. Se ne stavano li tranquilli discutendo dei loro figli fino a quando non decisero di fare una passeggiata e
la volpe non riuscí a trattenere la sua gelosia e disse: "tu sarai pure forte come leonessa ma non come madre. Guarda i miei cinque cuccioli come sono felici e gioiosi, invece il tuo unico figlio è triste e solo". La leonessa, fiera, rispose: " Il mio sará pure solo ma un giorno sará destinato a un grande futuro, poiché diventerà il Re della foresta."
La volpe non poté che deglutire e tenere per sè la sua invidia.



La morale della favola insegna a non invidiare ciò che non si possiede, perché ognuno dispone ciò che la natura gli ha attribuito.

L' ORSO, IL LEONE E LA VOLPE

Un giorno un tenero cerbiatto, che si era allontanato dalla madre, andó a passeggiare in un boschetto. Costui si fermó a mangiare l'erba ma, appena  sentí un ringhio di un leone alla sua destra e un ombra nera alla sua sinistra, volle scappare, ma in un batter d'occhio fu assalito da i due predatori.
Dopo aver preso la preda, l'orso e il leone si guardavano con odio per chi dovesse la prendere.
"L'ho presa prima io" disse con rabbia l'orso. "Bugiardo!" Rispose il leone.
I due continuarono ad insultarsi fino a quando non scoppiarono in una lite violenta e logorosa.
Nel frattempo una volpe, incuriosita dai rumori, andò a guardare e trovó una bella preda incustodita.
Cauta, si avvicinò pian piano e la prese, scappando veloce verso un luogo comodo e sicuro dove gustarla.
I due litiganti, che avevano deciso di dividersi la preda, si avvicinarono nel luogo dove era stato cacciato il cerbiatto ma, non videro nulla e dicessero: " tutte queste botte per farci rubare la nostra preda che con grande sudore avevamo preso".


La morale della favola insegna che tra i due litiganti il terzo gode

sabato 11 febbraio 2017

IL LEONE E IL TORO

                     IL LEONE E IL TORO

Un giorno, un leone perfido e malvagio, decise di abbattere un toro con l'astuzia.
Invitò il toro a un banchetto, dicendogli che si sarebbe mangiato una dolce carne di pecora. Il toro, con entusiasmo, accettò l'invito; quando arrivò al banchetto vide pentole e bracieri, ma nessuna carne di pecora e quindi, insospettito, decise di andarsene.
Il leone, quando vide che il toro se ne stava andando senza un valido motivo, gli chiese il perché e il toro gli rispose subito: " Nel tuo banchetto non vedo cucinare carne di pecora, quindi penso che tu volessi carne di toro".

La morale della favola insegna che gli uomini intelligenti non abboccano ai perfidi tranelli dei malvagi.

venerdì 10 febbraio 2017

IL LEONE E IL TOPO

                                                            IL LEONE E IL TOPO




Un giorno, mentre un leone faceva il suo bel pisolino, un topo assai spavaldo, nel correre, andò a sbattere sulla grande pancia del re dormiente.
Costui balzò in aria e prese al volo il topolino con l'intento di sbranarlo. Il topo supplicò al leone di lasciarlo e, se avesse dimostrato pietà, gli sarebbe stato riconoscente per tutta la vita. Il leone scoppiò a ridere e lo lasciò andare.
Dopo pochi giorni, il topo, sentendo dei ruggiti di lamento, andò a curiosare. Avvicinandosi riconobbe il leone che gli aveva risparmiato la vita, ma, capendo che era stato catturato dai cacciatori e quindi in trappola, da professionista tagliò le corde che lo legavano e lo liberò, dicendo: "Quella tu ridevi di me perchè pensavi che un essere così piccolo e debole come un topo nono sarebbe  mai stato capace di ricompensare la gratitudine del bene che mi ha fatto".




La morale della favola insegna a rispettare e a non sottovalutare i piccoli, ritenuti deboli dai prepotenti, perchè possono dimostrasi di ottimo aiuto.






giovedì 9 febbraio 2017

IL LEONE E L'ASINO

                                                                 IL LEONE E L'ASINO

Nella grande savana, c'era una volta un asinello che aveva la caratteristica di essere forte e coraggioso e si vantava delle sue superbie doti a tutti gli animali della foresta.
Un giorno l'asinello ricevé una proposta dal più grande felino della savana: il leone.
Il felino disse all'asino. "Ho sentito parlare di te, penso che noi due potremmo essere degli ottimi soci a caccia". L'asino, ovviamente, accettò subito l'invito con euforia.
Un giorno decisero di andare in una caverna dove avevano visto rifugiarsi delle tenere caprette; l'asino, molto astuto e volendo dimostrare al leone la sua furbizia, non lo aspettò fuori dalla grotta ma, entrò dentro. L'asino cominciò a emettere ragli acutissimi aspettando che, le caprette prese dalla paura, escano fuori dalla caverna. Così accadde! Le caprette uscirono fuori dalla caverna e ad aspettarle ci fu il temibile leone che le mise in trappola.
L'asino, contento, disse al leone: "Adesso ti ho dimostrato la mia forza, spero che sarai contento di avermi scelto come socio". Il leone scoppiò a ridere e rispose quasi beffeggiando: "Ti avrei temuto solo se avrei saputo che non saresti stato un tenero asinello!"
L'asinello non potè che gioire e se ne andò pascolando felice.



La morale della favola insegna a non ingrandirsi più del dovuto, poichè si può tentare ad ingannare solo chi non lo conosce, al contrario di chi sa che è egli non è,quindi si rischia di essere beffeggiati.

IL LEONE E IL CINGHIALE

                                                                IL LEONE E IL CINGHIALE



In una calda giornata d'estate andarono a bere in una piccola fonte un leone e un cinghiale.
Ma appena entrambi si avvicinarono alla fonte, cominciarono a litigare su chi dovesse bere per primo.
La lite si aggravò fino a quando non si trasformo in un duello mortale, ma, visto che erano arrivati gli avvoltoi pronti a cibarsi della carcassa del perdente. Il leone e il cinghiale capirono il rischio che stavano correndo e, abbandonando la sfida dissero: "Meglio diventare amici che diventar pascolo di corvi e avvoltoi".




La morale della favola insegna di porre fine alle stupide e violenti liti perchè, nella maggior parte dei casi arrecano danno a entrambe le parti.

mercoledì 8 febbraio 2017

LA VOLPE E L'UVA

                                                                   LA VOLPE E L'UVA




Un giorno si aggrava tra la campagna una volpe affamata che, vedendo una vita colma di un'uva lucente e matura, volle provare a prenderla.
Dopo molti tentavi senza ricavare alcun successo disse a se stessa: "come è possibile che io non riesco a prendere un pò d'uva!". Allora, riprovò moltissime volte, fino a quando, stufa dei fallimenti, desse: "me ne vado, tanto è inutile sprecare tempo per un'ava brutta e acerba". E se ne andò con la rabbia nel cuore.



La morale della favola insegna ad essere umili e sinceri con se stessi e ad non accusare le circostanze, rovinando se stessi per arroganza.




martedì 7 febbraio 2017

LA PULCE E IL BUE

                                                                 LA PULCE E IL BUE



Un giorno si aggirava una piccola pulce quasi annoiata che, per ricevere un pò di compagnia, andò in una fattoria dove trovò un bue.
L'insetto con delle piccole ma agili piroette andò a posarsi vicino al suo naso. "Salve" disse la pulce.
Il bue, all'udire quell'acuto strillo saltò in aria ma, appena vide la piccola stazza dell'insetto si rasserenò, e disse avvicinandosi: "Oh, buongiorno". "Oggi sono un pò annoiata, ho bisogno di parlare - disse la pulce, - mi faresti compagnia?".
"Certo, di cosa parliamo?" rispose il bue.
"Del tuo lavoro". "Beh, io lavoro per un uomo, fatico molto, ogni giorno tiro per lui 'aratro e obbedisco ai suoi ordini" disse il bue. La pulce, dopo aver ascoltato rispose: "Che buffo! Io non sono alle dipendenze di nessuno, mi riposo quando voglio e faccio quello che voglio". "Devo solo  stare attenta alle manacce di qualcuno perchè potrebbero schiacciarmi" continuò.
"Ecco, quelle mani di cui tu hai paura, per me non sono altro che morbidi e soffici carezze", disse il bue con commozione. "Il mio padrone ricambia con affetto quello che faccio per lui".
La pulce riflettè su quello che aveva detto e se ne andò pensierosa. Cominciò a capire che l'affetto è un bel premio.



La morale della favola insegna che l'affetto è la migliore ricompensa che uno possa avere.






sabato 4 febbraio 2017

LA CORNACCHIA E LA BROCCA

                                                       LA CORNACCHIA E LA BROCCA




Una cornacchia, molto assetata, trovò un brocca. Ma quando infilò il becco nella brocca non riuscì a prendere neanche una goccia d'acqua perchè era rimasto soltanto un pò d'acqua nel fondo.
Provò e riprovo, ma senza successo.
Presa dalla disperazione escogitò un piano.
Prese un sasso e lo getto nella brocca.
Poi prese un altro sasso e lo getto nella brocca.
Ne prese un altro e lo gettò nella brocca.
Ne prese un altro e lo gettò nella brocca.
Ne prese un altro e lo gettò nella brocca.
Ne prese un altro e lo gettò nella brocca.
Piano piano vide l'acqua salire verso di sè, così gettò giù altri sassi fino a quando non riuscì a bere e a salvare la sua vita.



La morale della favola insegna che nell'avere pazienza, a poco a poco si arriva a tutto.


L'AQUILA E LO SCARAFAGGIO

                                                     L'AQUILA E LO SCARAFAGGIO


Un'aquila affamata era a caccia di una lepre...
Ne trovò una e la inseguì; la lepre incapace di sopravvivere chiese aiuto ad un animale sotto i suoi occhi: lo scarafaggio.
Lo scarafaggio le fece animo e quando vide l'aquila avvicinarsi le implorò di non mangiare la povera lepre, ma lei rifiutò e sbranò sotto i suoi occhi la lepre.
Lo scarafaggio si offese molto e decise di attaccare indirettamente l'aquila sorvegliando continuamente ogni suo spostamento. Cercava sempre ogni suo nido e quando lo trovava le buttava giù le uova appena deposte facendole roteare e quindi provocandone la rottura.
Fino a quando un giorno, l'aquila, cacciata da ogni parte, chiese aiuto a Zeus, per trovare un posto sicuro per le sue uova. Zeus le concedette di deporre le uova nel proprio grembo. Ma quando lo scarabeo vide il nascondiglio, fece una pallottola di sterco, volò sopra il grembo di Zeus e ve la lasciò cadere dentro.
Zeus, infastidito dalla palla di sterco, cercò di levarla e, senza rendersene conto fece, cadere anche le uova dell'aquila.
Da allora, si dice che nella stagione in cui appaiono gli scarafaggi, le aquile non covano.



La morale della favola insegna a non disprezzare nessuno, perchè nessuno è tanto debole e indifeso da non vendicarsi.

venerdì 3 febbraio 2017

L'AQUILA DALLE ALI MOZZE E LA VOLPE

                                            L'AQUILA DALLE ALI MOZZE E LA VOLPE




Una volta un'aquila dalle belle ali fu catturata da un cacciatore molto cattivo, questo le taglio le ali perchè vivesse in gabbia assieme ad un pollaio.
L'aquila dal dolore e dalla tristezza non mangiò più, diventando sempre più debole: sembrava un Re in catene.
Successivamente la comprò un altro, il quale le strappò via le penne morte e spalmò una pomata miracolosa. Dopo un pò di tempo all'aquila ricrebbero le ali più belle e più forti e tornò a volare portando al nuovo padrone una lepre come ringraziamento.
Ma la volpe che la vide, disse: "I regali non devi farli a questo perchè è già buono di natura, bensì a colui che ti tagliò le ali così lo potrai rabbonire, nel caso si ripetesse la sventura".



La morale della favola insegna di tener d'occhio i malvagi e nel frattempo di ammorbidirli generosamente con piacevoli regali.

giovedì 2 febbraio 2017

L'INVERNO E LA PRIMAVERA

                                                           L'INVERNO E LA PRIMAVERA




La primavera e l'inverno sono due stagioni opposte.
Un giorno l'Inverno, incontrando la Primavera le disse beffeggiandola: "Sei troppo morbida e questo non va, ti fai calpestare senza dignità e consenso e lasci le persone e gli animali impunite. Quando arriva la tua stagione incominciano a germogliare i primi fiori e il terreno si riempie di tante varietà di erbe e tu fai calpestare senza dignità tutto questo dalle persone e dagli animali, che strappano senza rimorso i frutti appena maturi". "Io invece incudo paura agli essere vivente con il mio freddo, la mia pioggia e il mio rigido gelo che fa rintanare tutti nelle loro tane e io posso starmene tranquillo" disse l'inverno con una certa superiorità.
La Primavera dopo essere stata in silenzio disse: "Invece ti sbagli, Inverno, io sono amata da tutti e comunicano armoniosamente con me. Quando io appaio gli animali e le persone gioiscono e cominciano a uscire dalle loro tane per assaporare la bellezza del solo e della vegetazione. Non sai quanto è bello essere amati e che gioia si ha, tu invece sei solo temuto e non proverai mai quello che provo io". Concluse così la Primavera. L' Inverno dopo aver ascoltato con attenzione le sue parole riflettè a lungo.



La morale della favola insegna che per ottenere rispetto e amore dagli altri non bisogna incudere paura o terrore, ma bensì con il reciproco rispetto e amore.

mercoledì 1 febbraio 2017

IL TORO

                                                                          IL TORDO




In un bel giorno primaverile, si intravedeva un florido nido pieno uccellini che cinguettavano affamati chiedendo cibo alla loro madre premurosa.
Il tordo più grande tra tutti era anche il più affamato e quello con gusti prelibati e raffinati e, non accontentandosi del cibo marcio della madre faceva sempre molti capricci.
Quando arrivò all'età giusta decise di procurasi il cibo che desiderava da solo. Fù così che passo gran parte del suo tempo a svolazzare tra un fiore all'altro delle sue piante prefeirite.
Durante uno dei suoi tanti giri golosi, il tordo vide una bella pianta di mirtillo con un colore bello e lucente e quindi decise di avvicinarsi e assaggiare con cautela la sua nuova pianta. Gli piacque tantissimo e fece una bella scorpacciata. Contento e soddisfatto decise di ritornarci il giorno seguente...
Sfortunatamente il tordo attirò l'attenzione di un esperto cacciatore di uccelli che, splamò un gel appiccicoso nella pianta di mirtillo.
Il giorno seguente l'uccellino ritornò con entusiasmo nella sua pianta preferita, ma appena posò le zampette sul ramo rimase intrappolato dal gel messo dal cacciatore e, capendo di essere in pericolo, cominciò a piangere e gridare più forte possibile. Fortunatamente la mamma arrivò pochi istanti prima del cacciatore e grazie al suo preciso e affilato becco riusci a liberare le zampette del figlioletto.
Il tordo capì che nella vita bisogna essere più attenti e che non bisogna farsi guidare dalla golosità!




La morale della favola insegna di resistere alle tentazioni perchè possono portare in grave pericolo o, a volte, si può rischiare la vita.























IL NIBBIO CHE VOLEVA NITRIRE

                                                          IL NIBBIO CHE VOLEVA NITRIRE



Un bel giorno, il nibbio se ne stava tranquillo su di un albero e guardando alcuni animali emettere una voce ella e acuta gli venne molta gelosia. Voleva essere come l'aquila grande e possente con una voce fiera, ma sapendo che era più piccolo e più debole alimentò la sua gelosia. Odiava anche il pappagallo e il pavone con le loro grandi e variopinte ali e sentendosi inferiore a loro non faceva altro che far crescere una tremenda e brutale invidia. Beffeggiava l'usignolo dicendo tra se: "ha una bella voce ma è troppo ridicola e da femminuccia! Se devo avere una bella voce non deve essere fragile come quello stupido uccello. Devo avere una voce bella e possente che si imponga tra le altre!".

In quel momento giunse un cavallo stanco che, non vedendo il cardo spinoso, si sdraiò sotto l'albero e saltò subito in aria lanciando un lungo e acuto nitrito. Il nibbio che assistette alla scena esclamò: " Oh che bello, una voce forte e acuta! Questa è la voce che va bene per me!".
Da quel giorno, il nibbio cominciò ad allenarsi ad imitare quel suono più che poteva fino a quando non si arrese a causa del suo fallimento.
Quando iniziò a parlare ci fu un brutto inconveniente: gli era sparita la voce! Gli restava solo più di un filo di voce rauca e quindi, il povero nibbio divorato dalla sua invidia, dovette accontentarsi di una voce più che nulla.



La morale della favola insegna di non farsi divorare dall'invidia perchè spesso finisce di rovinare la gioia e di perdere tutto quello che uno ha.

domenica 29 gennaio 2017

IL CERVO MALATO

                                                                IL CORVO MALATO




Un cucciolo di corvo dall'indole vivace aveva l'abitudine di prendere in giro e fare dispetti egli animali rubando il loro cibo che con tanti sacrifici avevano ottenuto.
Un giorno fece qualcosa di molto pericoloso che lasciò il segno. Decise di rubare in una piccola casa circondata da una folta vegetazione di alberi e cespugli; trovò un pezzo di carne che  afferrò subito e proprio quando stava uscendo dalla casa arrivò il contadino che infuriato prese una pietra e gliela lanciò contro ferendo il ladro gravemente.
Il corvo se ne tornò al nido volando piano e con difficoltà a causa del dolore causato dalla ferita e appena fu arrivato disse a sua madre: "Oh madre, prega il Signore affinchè io guarisca". La corva scoppiata in lacrime disse al figlio: "Figlio mio, come posso chiedere al signore di guarirti se nemmeno ti sei pentito per il male commesso?". Al suono di quelle parole il corvo capì che aveva commesso un errore e che non andava rifatto.
Da allora la ferita del corvetto guarì rapidamente e giurò a se stesso che non avrebbe mai più rubato a qualcuno.



La morale della favola mostra che gli insegnamenti appresi sulla propria pelle sono i più severi e i più difficili da scordare.



IL CORVO E LA VOLPE

                                                            IL CORVO E LA VOLPE



Un giorno un corvo affamato aveva rubato un pezzo di carne ed era andato in un posto sicuro posandosi su un ramo. Una volpe golosa lo vide e si avvicinò ad esso e cominciò ad onorarlo come il migliore uccello con possenti ali e becco lungo e forte. Infine disse che sarebbe diventato il re degli uccelli se solo avesse potuto far sentire a lei la sua favolosa voce.
Il cervo abboccò al tranello e gli cadde la carne dal becco e la volpe la prese subito con soddisfazione e beffeggiò il cervo dicendo: "Caro corvo, nulla ti mancherebbe per diventare Re, se solo non ti mancasse l'intelligenza".


La favola insegna di non farsi accecare dalla vanità perchè fa commettere degli errori.

sabato 28 gennaio 2017

IL CERVO ALLA FONTE E IL LEONE

                                                 IL CERVO ALLA FONTE E IL LEONE



In una giornata limpida e lucente, un cervo assetato giunse ad una fonte e visto tale limpidezza, decise di specchiarsi. Vide rispecchiati il suo possente fisico con le sue maestose e robuste corna, l'unica cosa che disprezzava era le piccole e sottili zampette.
Improvvisamente notò qualcosa rispecchiato nell'acqua muoversi. Era proprio un leone! Il cervo si mise a correre in una disperata corsa fino a quando il pericolo non fu scampato. Agitato e stanco si concesse un  pò di tempo per riprendere fiato e penso. "Wow!" penso il cervo, "Le fragili zampette che avevo disprezzato mi hanno salvato la vita a differenza delle corna che non mi hanno protetto".


La morale della favola insegna che le persone che disprezzi possono rivelarsi salvatori nelle situazioni di pericolo al contrario di quelli che stimavi.





                                                     IL CERVO ALLA FONTE E IL LEONE



In una giornata limpida e lucente, un cervo assetato giunse ad una fonte e visto tale limpidezza, decise di specchiarsi. Vide rispecchiarsi il suo possente fisico con le sue maestose e robuste corna, l'unica cosa che disprezzava era le piccole e sottili zampette.
Improvvisamente notò qualcosa rispecchiato nell'acqua muoversi. Era proprio un leone!  Il cervo si mise a correre in una disperata e folle corsa alla sopravvivenza, fino a quando le sue grandi e possenti corna si impigliarono nei rami e quando il leone gli balzò contro disse con l'ultimo respiro che aveva:"Che stupido che sono!", "Le corna dove avevo riposto tutta la mia fiducia mi hanno tradito e quelle gambe che tanto disprezzavo mi offrivano la sola pura salvezza".




La morale della favola insegna che nelle persone dove si ripone la stima possono essere traditori al contrario di quelle che disprezzavi.

mercoledì 25 gennaio 2017

IL GRANCHIO E LA VOLPE

                                                              IL GRANCHIO E LA VOLPE




Un giorno un granchio marino faceva la sua abitudinale passeggiatina sulla terra ferma, però, vista la bella giornata soleggiata decise di proseguire la camminata per un bel po di tempo.
Improvvisamente una volpe spuntò da un cespuglio e vedendo il granchio, gli balzò improvvisamente e lo afferò. Il granchio in fin di vita disse: "Bene, la colpa è solo mia, il mio posto è in mare e merito di essere mangiato".



La morale della favola insegna di non affrontare situazioni di cui non si è a conoscenza.

lunedì 23 gennaio 2017

LA FORTUNA DEL CAVALLO

                                                     LA FORTUNA DEL CAVALLO



Un giorno un cavallo ricco di ornamenti e amato per la sua forza, incontrò un asino  stanco e affaticato che tardò ad indicargli la via. Il cavallo rispose con superbia: "Avrei una gran voglia di fracassarti a calci ". L'asino non rispose e con un gemito chiamò i testimoni degli dei. Passò un pò di tempo...
Un giorno un cavallo durante una corsa, azzoppò e fu costretto a lavorare in  campagna. Appena l'asino vide l'accaduto si avvicinò per vedere chi era. Era proprio il cavallo dell'altra volta! L'asino non manco di dirgli: " Ricordi che boria e che forza? E che n'hai avuto? Eccoti ridotto alla miseria che prima spregiavi".


La favola insegna ai felici di non disprezzare l'umile, perchè il danno che rechi agli altri ti sarà fatto.

domenica 22 gennaio 2017

LE DUE BISACCE

                                                               LE DUE BISACCE



Dio diede a ciascun uomo due bisacce piene di difetti, una da portare dietro e una da portare avanti. Quella dei difetti altrui la mise davanti, quella dei difetti propri la mise di dietro.
E' per questo motivo che gli uomini non vedono i propri difetti ma bensì quelli altrui.



La favola insegna di giudicare le persone solo dopo aver giudicato se stessi.

sabato 21 gennaio 2017

LA CICALA E LE FORMICHE

                                                         LA CICALA E LE FORMICHE





 In una giornata d'inverno, le formiche facevano asciugare all'aria i chicchi di grano.
 Un giorno una cicala affamata venne attirata dai chicchi di grano e chiese alle formiche  un po di cibo.
Loro risposero: " Perchè durante l'estate non ha fatto la scorta?".
La cicala disse: " Ero impegnata a cantare armoniosamente ".
Ma le formiche risposero ridendo: " Bene amica, adesso che è inverno balla! ".


La favola insegna di non essere negligenti, altrimenti in futuro si pagheranno le consequenze.

giovedì 19 gennaio 2017

IL CERVO E LA VITE

                                                       
                                                            IL CERVO E LA VITE



In un bel giorno primaverile un cervo dalle sontuose corna pascolava tranquillo. Proprio quel giorno due cacciatori lo avvistarono e si misero ad inseguirlo; per l'animale fu una folle corsa per scampare alla morte, fino a quando non si nascose tra le folti foglie di una vite lucente e matura. I cacciatori passarono vicino al cervo senza neanche vederlo. Lui credendosi nascosto dalla vite e quindi al riparo fece un bel sospiro di sollievo e cominciò a mangiucchiare l'uva, proprio quando un cacciatore sentendo il rumore delle foglie scoprì il nascondiglio del cervo e assieme al compagno lo uccisero con le frecce. Il cervo trafitto dal dolore e in fin di vita disse: "Subisco cose giuste poichè ho fatto torto alla vite che mi aveva salvato".

La morale della favola insegna a chi tratta male i benefattori si verrà puniti da Dio.




                                                            IL CERVO E LA VITE



In una mattinata primaverile, fresca e solare, un cervo dalle sontuosa corna pascolava tranquillo e indisturbato, fino a quando il lupo e l'orso non si avvicinarono per rincorrerlo. Il cervo vedendo il pericolo in cui si era cacciato scappò verso un folle fuga. D'improvviso alla luce del sole, vide una vite grande e matura e decise di nascondersi li fino a quando i due aggressori non se ne andarono. Scampata dal pericolo il cervo mangiucchuiò alcuni grappoli d'uva e si rassenerò. Il lupo sentendo un sottile fruscio di foglie tornò indietro e riuscì a scorgere il cervo.  Per la preda non vi fu più scampo. I due animali gli balzarono addosso e lo portarono nel loro rifugio.
Da quel momento il cervo fu costretto a pascolare dentro un recinto diventando un attrazione di divertimento per i cuccioli.



La morale della favola insegna che le premature certezze di essere sfuggiti al pericolo sono una fonte di delusione e di pericolo, poichè bisogna avere la certezza che il pericolo se ne sia andato.

martedì 17 gennaio 2017

IL CERBIATTO E IO CERVO

                                                   
                                                   IL CERBIATTO E IL CERVO


Un bel giorno, mentre un cervo brucava le steppe di germogli, accompagnato dal suo fedelissimo cucciolo, un possente ululato squarciò le orecchie dei due animali. Il cucciolo rabbrividì e cerco l'aiuto del padre e vide che anche lui stava tremando! Il cervo disse al cerbiatto di scappare e quando scansati dal pericolo il cucciolo disse al padre: "Padre, come mai hai avuto paura del lupo? Hai delle possenti corna da difesa e sei molto più veloce di esso. Il padre rispose: "Piccolo mio questa paura che tu disprezzi ci ha salvato la vita, poichè scappare di fronte a un nemico molto più forte non è simbolo di codardia, bensì è simbolo di saggezza e fermezza". Il cucciolo ne uscì confortato dalle sue parole e divenne più esperto riguardo alle tecniche di sopravvivenza.


Nella vita serve più saggezza per rinunciare ad affrontare persone più forti e prepotenti piuttosto che per accettare sfide inutili e violente.




lunedì 16 gennaio 2017

L'ASINO, LA VOLPE E IL LEONE

                                       
                                                           L' ASINO, LA VOLPE E IL LEONE

In un bel giorno adatto alla caccia fecero amicizia due animali, l'asino e la volpe che, avendo concordato un patto di collaborazione reciproca andarono a caccia. Dopo un lungo cammino incontrarono un leone dall'aria minacciosa, la volpe capì subito in che pericolo si erano cacciati e concordò un patto con il leone promettendogli di consegnarli l'asino, in cambio della sua salvezza. Il leone accettò. La volpe condusse l'asino verso una trappola e lo fece cadere. Il leone vide che l'asino era in trappola e non poteva scappare, così assalì per primo la volpe e poi andò ad occuparsi dell'asino in trappola.


La morale della favola insegna di non complottare contro i nemici per salvare se stessi, perchè spesso non si accorgono di rovinare anche se stessi.

domenica 15 gennaio 2017

L'ASINO SELVATICO E L' ASINO DOMESTICO

                                      L'ASINO SELVATICO E L'ASINO DOMESTICO



In una bella giornata calda e solare, passeggiava tranquillamente un piccolo asinello selvatico che, per puro caso incontrò un asinello domestico che se ne stava nella sua bella stalla tranquillo; quando si avvicinò notò subito che l'asinello era bello e tondo e provò una grande invidia pensando: "Che bella vita lussuosa, tanto mangiare, un bel prato per camminare e una bella stalla per riposare".
Un giorno vide un asino carico di materiale sulle sue spalle e preso a bastonate dal padrone, l'asino selvatico guardò meglio e vide proprio che era l'asino che aveva invidiato! Non perse l'occasione di gridargli contro dicendo: " Eh caro mio, non ti considero felice perchè mi rendo conto che l'abbondanza in cui vivi è accompagnata da grande sofferenza".


La morale della favola insegna che è meglio possedere poco e vivere felici piuttosto che avere tanto e vivere infelici.

sabato 14 gennaio 2017

LA ZANZARA E IL LEONE

                                                              LA ZANZARA E IL LEONE



C'era una piccola zanzara assai spavalda e furba che, stancandosi di giocare con le sue amiche, volle avventurarsi in un impresa molto difficile e pericolosa...

Un bel giorno andò dal grande re della foresta, il leone. La zanzara gli disse: "Re, sono giunta davanti a voi per lanciarvi una sfida!"." Voi credete di essere il migliore, ma io sono pronta a battervi e ve lo assicuro!". Il leone un po intontito dal suo riposino ascolto con attenzione la sua offerta, e disse divertito: "Accetto la tua sfida!". L'insetto andò a posarsi sulle parti laterali del naso, cioè quelle non pelate lo punse a non finire. Il povero leone cercò in tutti i modi di colpire l'insetto, ma esso era molto più veloce e così finì per farsi male lui stesso graffiandosi il naso. Il leone sfinito si arrese e cadde a terra da sconfitto. La zanzara levandosi in volo piena di gioia e applaudita dagli spettatori, non si accorse della ragnatela e andò a scontrarsi contro e a imprigionarvi. L'insetto capì quanto era grave la situazione e si mise a piangere, ma proprio in quel momento arrivò il leone che aveva visto tutto e con una zampata riuscì a distruggere la tela e a liberare l'insetto dicendo: "Eccoti salvata mia cara amica. Ricordati che esiste sempre qualcuno più forte di te! E questo me lo hai insegnato proprio tu!" La zanzara, da quel giorno imparò a tenere un po' a freno la propria spavalderia.


La morale della favola è rivolta a coloro che abbattono nemici grandi e vengono abbattuti da nemici piccoli.

venerdì 13 gennaio 2017

LA VOLPE E IL ROVO

                                                          LA VOLPE E IL ROVO



La volpe scivolò sbadatamente  da una straccionata, dove si aggrappo prontamente a un rovo. 
Ferendosi le zampe sui puntali e provando dolore disse: "Ahime"! "Cercavo aiuto proprio su di te e tu mi hai ferito per bene". La rove rispose: " Sbagliavi, hai voluto aggrapparta me che son quello che si aggrappa a tutto."

La morale della favola mostra come siano  stolti coloro che ricorrono per aiuto a chi (d'istinto) è portato a far del male.

giovedì 12 gennaio 2017

LA VOLPE E LA PANTERA

                                                         LA VOLPE E LA PANTERA

In una bella giornata soleggiata si incontrano due  giovani animali che si specchiano in un lago...

D'improvviso la pantera ruppe il silenzio, dicendo alla volpe: "vuoi paragonarti a te?" Tu sei brutta e piccola, invece io sono magra, agile e bella". La volpe ascoltò con attenzione fino a quando non decise di rispondere: "Io sarò più piccola e più brutta ma, sono più simpatica e piacevole".
"Ah si? io sono più forte e ringhiosa invece tu non sei nulla". La volpe rimase in silenzio per poi dare la risposta definitiva. " Tu sicuramente sei apprezzata per la bellezza esteriore, invece io per la bellezza e la furbizia".

La morale della favole vuole far capire che la bellezza esteriore non è importante, ma bensì quella interiore.


martedì 10 gennaio 2017

ESOPO

                                                                      Esopo





Esopo nacque a Frigia, visse attorno il 6 secolo a. C.. 
Sin da bambino fu uno schiavo nella regione della Frigia o della Tracia. Dopo la scarcerazione si impegnò nel scrivere favole per educare i giovani ragazzi a comportarsi in maniera civile e a diventare istruiti. Col tempo scrisse innumerevoli poesie da essere considerato un grandissimo favolista, o addirittura fu considerato il padre delle favole.

Molte favole esopiche mettono in evidenza la prepotenza e l'ingiustizia dell'uomo, lo fa per far capire alle gente di non sottostare ai prepotenti. Ecco un esempio toccante ed intuitivo: "Il muro e il chiodo", il chiodo dice: "Perché mi trafiggi, io che non ti ho fatto nessun torto?". Il chiodo risponde. "Non sono io il colpevole di ciò, ma quello che da dietro mi spinge con violenza". Ciò fa capire che chi commette un torto è spesso costretto a farlo dalla violenza degli altri ( in questo caso da chi glielo ha imposto).

sabato 7 gennaio 2017

LA FAVOLA

                                                                           La Favola





Origine ed evoluzione:

Deriva dalla parola "Bha" di origine araba risalente a migliaia di anni fa.
La favola trovò un periodo di maggiore sviluppo nella cultura greca dove, i favolisti le diedero un'elaborazione stilistica. La prima favola fu scritta dal poetaeco Esiodo ma non fu considerato il padre della poesia, poichè era troppo breve. Il primo grande compositore fu Esopo, il più grande compositore dell'antica Grecia che fece da modello nei secoli successivi. Nel mondo Romano il più famoso fu Fedro, con le sue favole in "senari giambici"che sfortunatamente molte delle quali andarono perdute. Il modello delle sue favole fu simile a quello di Esopo ma con una differenza: Esopo era nato in un mondo contadino, perciò molte delle sue favole erano ambientate e ispirate in quel territorio, invece Fedro era il favolista di uno stato evoluto e potente dove dominano l'avidità e la prepotenza. 
La poesia ebbe un notevole slancio anche in oriente, dove l'opera più famosa fu il  Pañcatantra, una raccolta di favole indiane costituita da settanta favole, con lo scopo di educare i giovani ragazzi.

La favola moderna:
Gli scrittori moderni o contemporanei si affidano alla favola per rivolgersi agli adulti e ai bambini; inoltre si adattano alle esigenze delle generazioni a cui si rivolgono per rispecchiare gli aspetti  e le abitudini della cultura contemporanea.
Le principali differenze sono:

La trama: è più articolata e complessa

I tempi e i luoghi: sono più precisati

I personaggi: vengono caratterizzati in modo più completo e approfondito

Il linguaggio: è caratterizzato da frasi più complesse

La morale: è poco evidente e quella tradizione può essere modificata



Caratteristiche:

Le favole sono narrazioni per lo più di breve lunghezza. Lo scopo principale è quello di colpire i comportamenti morali e sociali delle persone insegnando e facendole così riflettere. L'autore usa come protagonisti gli animali, in modo tale da incarnare una qualità, un difetto o un vizio umano.
esempio: Il lupo rappresenta l'aggressività, il cane la fedeltà all'uomo, l'agnello rappresenta l'innocenza e la fragilità nei confronti dei prepotenti, la volpe l'astuzia, la cicala la spensieratezza, la formica è simbolo dell'economia, il leone la forza o la prepotenza, ecc.
In ogni favola  contiene una morale che si può trovare o alla fine, nella maggior parte dei casi, o all'inizio. Una morale è l'insegnamento che l'autore vuole dare al lettore e può essere esplicita ( quando l'autore lo scrive precisamente ) o implicita ( quando è sottintesa, cioè quando è il lettore che la deve interpretare).