Un giovane serpente se ne andava in giro a passeggiare ed a annusare i primi fiori sbocciati. Era una giornata calda e serena, iniziavano a sbocciare fiorellini tanto carini e delicati che anche il serpente se ne innamorò.
D'improvviso si proiettò sul suo cammino un ombra e impaurito, si girò per vedere cosa fosse ma, fu subito afferrato al collo dal potente nibbio.
Il serpente cercando di dimenarsi disse: " Perché non mi lasci andare, io non ti ho fatto nulla di male! Per favore lasciami" concluse cosí. Ma il nibbio non ascoltò.
Cosí, il serpente, capendo che sarebbe stato ucciso, si dimenò e fu costretto a sferrare un morso velenoso al predatore.
L'uccello allentò la presa e aprí il becco e lasciò cadere il serpente a terra che rimase illeso.
Invece, il nibbio, avendo la vista offuscata a causa del veleno, perse quota e precipitò a terra procurandosi molte ferite.
Il serpente avvicinandosi al volatile stordito, gli disse: " Mi dispiace, io non volevo farti del male sei stato tu a costringermi ed ora ne paghi le conseguenze!"
Il veleno continuò a torturare il nibbio per alcuni giorni e, quando fu capace di levarsi in volo capí che era meglio stare a distanza dai serpenti.
La morale della favola mostra a chi fa del male, che prima o poi ne pagherá le conseguenze.
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