martedì 28 febbraio 2017

LO SCHERZO DEL PASTORE

Un giorno, un pastore, annoiato di portare sempre il suo gregge a pascolo, urlo:
"Aiuto! Al lupo al lupo". Le parole riecchegiaro in tutto il paese e con prontezza tutti i contadini e i pastori scesero in piazza armati di bastoni e forconi.
Appena arrivarono videro il pastore ridere all'impazzata, ma nessuna traccia di lupo. "Ci siete cascati!" disse il pastore divertito.
Il giorno dopo, il pastore portò al pascolo il suo gregge e ripetè ciò che aveva detto il giorno prima. La gente arrivò subito nella piazza ma non vide nessun lupo.
"Ci siete cascati un altra volta!!" disse.
Un giorno arrivò un branco di lupi e il pastore spaventato urlò: "Aiuto! A lupo a lupo!". Stavolta non venne nessuno perché non venne creduto e cosí il gregge venne sbranato dai lupi.



La morale della favola mostra che mentire spesso non è una buona cosa, poiché non si è piú creduti anche se si dice la verità.

sabato 25 febbraio 2017

IL PIPISTRELLO, IL ROVO E IL GABBIANO

Un giorno, un rovo, un pipistrello e un gabbiano decisero di formare una società commerciale riguardante la vendita di stoffe pregiate e di rame.
I tre si misero a lavoro con cura e dedizione, distribuendo il lavoro per ognuno.
Il rovo si procurò sin da subito lana, cotone, seta e lino; questo grazie al lavoro dei suoi antenati. Esso aveva conservato tutti i suoi averi nella fortuna che un giorno potessero tornare utili.
Il gabbiano si era procurato un bel po' di rame, questo grazie alla sua pazienza, poiché a poco a poco, riuscí a raccogliere piccoli tesori abbandonati dai nomadi mercanti.
Adesso toccava al pipistrello. Chiese aiuto a degli strozzini e si fece prestare un bel mucchio di denaro che, però, doveva restituire loro il doppio della cifra. Con il discreto gruzzoletto che egli disponeva poté comprare una piccola barca a remi utile per imbarcarsi durante la loro traversata.

Giunse finalmente il grande giorno. I tre imbarcarono nella loro gondoletta tutto ciò che avevano a disposizione ed erano pronti per partire. "Speriamo che questa barca sia abbastanza robusta per affrontare un viaggio degno" disse il gabbiano allarmato. "Se il tempo si manterrá calmo non avremo problemi durante la traversata" disse il pipistrello. Cosí partirono.
Ma durante, la sera il mare cominciò ad essere agitato e turbolento, fino a quando la situazione non peggiorò e cosí furono travolti da un onda. Fortunatamente nessuno fú scaraventato fuori dalla gondola ma, persero tutti i loro averi e furono costretti a tornare a casa.

Da quel momento il pipistrello incapace di gestire gli affari e non potendo saldare i debiti agli strozzini, fu costretto a nascondersi in delle grotte ed uscire soltanto la notte.
Il gabbiano imparò a rimanere accovacciato sugli scogli, nella speranza che un giorno il mare gli restituisse ciò che aveva inghiottito.
Il rovo

giovedì 23 febbraio 2017

IL NIBBIO E IL SERPENTE

Un giovane serpente se ne andava in giro a passeggiare ed a annusare i primi fiori sbocciati. Era una giornata​ calda e serena, iniziavano a sbocciare fiorellini tanto carini e delicati che anche il serpente se ne innamorò.
D'improvviso si proiettò sul suo cammino un ombra e impaurito, si girò per vedere cosa fosse ma, fu subito afferrato al collo dal potente nibbio.
Il serpente cercando di dimenarsi disse: " Perché non mi lasci andare, io non ti ho fatto nulla di male! Per favore lasciami" concluse cosí.  Ma il nibbio non ascoltò.
Cosí, il serpente, capendo che sarebbe stato ucciso, si dimenò e fu costretto a sferrare un morso velenoso al predatore.
L'uccello allentò la presa e aprí il becco e lasciò cadere il serpente a terra che rimase illeso.
Invece, il nibbio, avendo la vista offuscata a causa del veleno, perse quota e precipitò a terra procurandosi molte ferite.
Il serpente avvicinandosi al volatile stordito, gli disse: " Mi dispiace, io non volevo farti del male sei stato tu a costringermi ed ora ne paghi le conseguenze!"
Il veleno continuò a torturare il nibbio per alcuni giorni e, quando fu capace di levarsi in volo capí che era meglio stare a distanza dai serpenti.

La morale della favola mostra a chi fa del male, che prima o poi ne pagherá le conseguenze.

martedì 21 febbraio 2017

IL LUPO SAZIO E LA PECORA

Era un giorno fortunato quello del lupo, poiché era stato applaudito da tutti i suoi simili per le sue audaci imprese. Cacciava ogni giorno senza difficoltà, ed oggi, da solo, uccise un orso.
Un giorno, sazio, volle fare una passeggiata.
Sfortunatamente, anche una tenera pecorella, si aggirava nel bosco e, quando vide il lupo rimase pietrificata.
Il lupo appena la vide tirò fuori il suo istinto da predatore e prese la pecora dal collo, senza ucciderla, e le disse:
" Oggi non ho fame, sei stata fortunata, ma prima di risparmiarti la vita voglio che tu sappia espormi tre desideri intelligenti".
La pecorella, disagiata, dopo pochi istanti disse: "Beh, per prima cosa non vorrei non averti trovato.
Per seconda cosa se ti avrei trovato avrei preferito che tu fossi cieco.
Per ultima cosa devi finirla di mangiare le pecore! Non ha rispetto per nessuno. Non non ti abbiamo fatto nulla di male, quindi perché ci fai torto!" Concluse cosí la pecorella.
Il lupo, sorpreso disse: " Apprezzo la tua sincerità riguardo a ciò che hai chiesto. Sei molta coraggiosa ed è per questo che ti risparmio la vita". Dettò ciò la libero e con un cenno di saluto, la invitò ad andarsene.

La sincerità è una dote apprezzata da persone mature e intelligenti, capaci di non offendersi ma capire di fronte a pensieri altrui.

lunedì 20 febbraio 2017

IL PASTORE E I LUPO

Un giorno, mentre il pastore faceva pascolare il gregge, si avvicinò un lupo.
Il pastore si mise subito in allerta, ma appena capí che non era un pericolo per il suo gregge lo tenne d'occhio per diversi giorni, fino a quando aqqustò fiducia in lui.
Un giorno, il pastore dovette andare in paese e lasciò  il lupo come custode del gregge, ma, appena se ne andò, questo  uccise la maggior parte delle pecore e le mise nella sua tana in modo tale da poterle mangiare con tranquillità.
Appena tornò il contadino e vide cosa era accaduto al suo povero gregge, esclamò con rabbia: "Me lo sono meritato! Chi è quell'ingenuo che lascia il suo gregge a un lupo".

La morale della favola insegna di non lasciare i propri beni a persone infide e cattive perché si perderebbe ciò che si ha.

venerdì 17 febbraio 2017

I LUPI E I CANI

In una regione fredda e ostile, viveva un branco di lupi molto forti e tenaci comandati da un vecchio lupo chiamato Alfa. Era un lupo forte e sanguinario abituato a sopravvivere a tremende battaglie.
Però il suo branco di lupi , durante l'inverno cominciò ad avere poco cibo per due motivi: gli animali avevano incominciato a rintanarsi e, un gruppo di cani randagi cominciava a mangiare ogni provvista di carne.
Alfa, arrabbiato, decise di scontrarsi con il capo dei cani in una battaglia con i lupi.
I cani, credendo che sarebbe stata un facile vittoria, accettarono subito e cosí  la battaglia ebbe inizio.
Fin da subito i lupi comandati dal capo Alfa ebbero la meglio sui cani, perché, a loro differenza, i lupi erano di razza uguale e quindi erano bravi a impartire ordini.
Fu cosí che i lupi ebbero la meglio sui cani e li costrinsero alla ritirata e questo perché, essendo di razze diverse, non comunicavano tra di loro e non erano compatti durante la battaglia.


La morale della favola insegna, che l'unione fa la forza.

giovedì 16 febbraio 2017

LA LEPRE E LA TARTARUGA

Una lepre superba andava vantandosi della sua velocità e ne andava fiera.
Un giorno, annoiata, decise di fare una corsa e, vedendo le proprie grandi abilità, decise di fare una sfida su chi arriva prima al traguardo.
La tartaruga accettò la sfida e quando lo venne a sapere la lepre, quasi disonorata, disse scoppiando a ridere: "Tu? Ma non arrivi neanche a metá traguardo". "Non sentirti cosí sicura, pensa per te" rispose con calma la tartaruga.
Inizio la gara.
La lepre balzo e in pochissimo tempo non si vedeva a vista d'occhio, mentre la tartaruga aveva appena iniziato.
La tartaruga, vedendo la lunghezza del tragitto percorso, si fermó e per umiliare la tartaruga fece un bel pisolino. Quandò si svegliò vide che la tartaruga l'aveva superata e cominciò a correre disperatamente ma, ormai la tartaruga aveva giá passato il traguardo.
Chi va piano va sano e lontano.



La morale della favola insegna che essere troppo sicuri di se stessi può arrecare danno e, non sempre si arriva a raggiungere ad un obbiettivo con la fretta.

mercoledì 15 febbraio 2017

IL LEONE VA ALLA GUERRA

Un giorno, un leone, decise di fare la guerra e, da furbo re, decise di mandare un comunicato a tutti gli animali della foresta.

"Gli animali - diceva il bando - vengano da ogni parte della foresta, senza esclusione di nessuno, ad aiutare il loro re a fare la guerra".

Vennero tutti, dai piú grandi ai piú piccoli, felici di aiutare il loro re poiché ciascuno di loro avrebbe avuto un ruolo in guerra.
Nel momento in cui tutti gli animali furono davanti al cospetto del re, il leone cominciò ad assegnare i loro ruoli.
Cominciò con l'elefante:
" Tu sei molto grande e forte, combatterai e porterai rifornimenti e armi ai tuoi compagni".
Poi disse alla volpe:
" Tu sei molto furba e intelligente, mi aiuterai ad illudere il nemico".
Poi fu il momento dell'orso:
"Tu hai una notevole forza e agilità, sarai utile nel scavalcare le mura e prendere la fortezza".
A poco a poco fu assegnato ad ognuno di loro un ruolo per la guerra.
Quando si presentarono davanti al re asini e lepri, il consiglio disse: " L'asino è stupido e incapace di fare la guerra, invece la lepre è codarda e paurosa.  Rispediamoli indietro".
Ma il re disse: "Vi sbagliate. L'asino ha una voce piú forte della mia, quindi può essere utile a richiamare o fornire informazioni tattiche all'esercito. La lepre è piccola e agile e può essere usata come messaggero". Concluse cosí il saggio re.

La morale della favola insegna a non giudicare il prossimo dalle apparenze, bensì dalle loro capacità perché tutti sono utili se usati al momento opportuno.

lunedì 13 febbraio 2017

LA LEONESSA E LA VOLPE

Un giorno, una volpe e una leonessa, erano distese serenamente su un bel prato ombroso vicino ad un albero.
Parlavano di cose varie, come si trascorreva la giornata e discutevano su i loro cuccioli.
Entrambi avevano un pizzico d'invidia l'uno per l'altro; la volpe era invidiosa per l'aspetto fiero e coraggioso della leonessa e la leonessa per la furbizia della volpe. Se ne stavano li tranquilli discutendo dei loro figli fino a quando non decisero di fare una passeggiata e
la volpe non riuscí a trattenere la sua gelosia e disse: "tu sarai pure forte come leonessa ma non come madre. Guarda i miei cinque cuccioli come sono felici e gioiosi, invece il tuo unico figlio è triste e solo". La leonessa, fiera, rispose: " Il mio sará pure solo ma un giorno sará destinato a un grande futuro, poiché diventerà il Re della foresta."
La volpe non poté che deglutire e tenere per sè la sua invidia.



La morale della favola insegna a non invidiare ciò che non si possiede, perché ognuno dispone ciò che la natura gli ha attribuito.

L' ORSO, IL LEONE E LA VOLPE

Un giorno un tenero cerbiatto, che si era allontanato dalla madre, andó a passeggiare in un boschetto. Costui si fermó a mangiare l'erba ma, appena  sentí un ringhio di un leone alla sua destra e un ombra nera alla sua sinistra, volle scappare, ma in un batter d'occhio fu assalito da i due predatori.
Dopo aver preso la preda, l'orso e il leone si guardavano con odio per chi dovesse la prendere.
"L'ho presa prima io" disse con rabbia l'orso. "Bugiardo!" Rispose il leone.
I due continuarono ad insultarsi fino a quando non scoppiarono in una lite violenta e logorosa.
Nel frattempo una volpe, incuriosita dai rumori, andò a guardare e trovó una bella preda incustodita.
Cauta, si avvicinò pian piano e la prese, scappando veloce verso un luogo comodo e sicuro dove gustarla.
I due litiganti, che avevano deciso di dividersi la preda, si avvicinarono nel luogo dove era stato cacciato il cerbiatto ma, non videro nulla e dicessero: " tutte queste botte per farci rubare la nostra preda che con grande sudore avevamo preso".


La morale della favola insegna che tra i due litiganti il terzo gode

sabato 11 febbraio 2017

IL LEONE E IL TORO

                     IL LEONE E IL TORO

Un giorno, un leone perfido e malvagio, decise di abbattere un toro con l'astuzia.
Invitò il toro a un banchetto, dicendogli che si sarebbe mangiato una dolce carne di pecora. Il toro, con entusiasmo, accettò l'invito; quando arrivò al banchetto vide pentole e bracieri, ma nessuna carne di pecora e quindi, insospettito, decise di andarsene.
Il leone, quando vide che il toro se ne stava andando senza un valido motivo, gli chiese il perché e il toro gli rispose subito: " Nel tuo banchetto non vedo cucinare carne di pecora, quindi penso che tu volessi carne di toro".

La morale della favola insegna che gli uomini intelligenti non abboccano ai perfidi tranelli dei malvagi.

venerdì 10 febbraio 2017

IL LEONE E IL TOPO

                                                            IL LEONE E IL TOPO




Un giorno, mentre un leone faceva il suo bel pisolino, un topo assai spavaldo, nel correre, andò a sbattere sulla grande pancia del re dormiente.
Costui balzò in aria e prese al volo il topolino con l'intento di sbranarlo. Il topo supplicò al leone di lasciarlo e, se avesse dimostrato pietà, gli sarebbe stato riconoscente per tutta la vita. Il leone scoppiò a ridere e lo lasciò andare.
Dopo pochi giorni, il topo, sentendo dei ruggiti di lamento, andò a curiosare. Avvicinandosi riconobbe il leone che gli aveva risparmiato la vita, ma, capendo che era stato catturato dai cacciatori e quindi in trappola, da professionista tagliò le corde che lo legavano e lo liberò, dicendo: "Quella tu ridevi di me perchè pensavi che un essere così piccolo e debole come un topo nono sarebbe  mai stato capace di ricompensare la gratitudine del bene che mi ha fatto".




La morale della favola insegna a rispettare e a non sottovalutare i piccoli, ritenuti deboli dai prepotenti, perchè possono dimostrasi di ottimo aiuto.






giovedì 9 febbraio 2017

IL LEONE E L'ASINO

                                                                 IL LEONE E L'ASINO

Nella grande savana, c'era una volta un asinello che aveva la caratteristica di essere forte e coraggioso e si vantava delle sue superbie doti a tutti gli animali della foresta.
Un giorno l'asinello ricevé una proposta dal più grande felino della savana: il leone.
Il felino disse all'asino. "Ho sentito parlare di te, penso che noi due potremmo essere degli ottimi soci a caccia". L'asino, ovviamente, accettò subito l'invito con euforia.
Un giorno decisero di andare in una caverna dove avevano visto rifugiarsi delle tenere caprette; l'asino, molto astuto e volendo dimostrare al leone la sua furbizia, non lo aspettò fuori dalla grotta ma, entrò dentro. L'asino cominciò a emettere ragli acutissimi aspettando che, le caprette prese dalla paura, escano fuori dalla caverna. Così accadde! Le caprette uscirono fuori dalla caverna e ad aspettarle ci fu il temibile leone che le mise in trappola.
L'asino, contento, disse al leone: "Adesso ti ho dimostrato la mia forza, spero che sarai contento di avermi scelto come socio". Il leone scoppiò a ridere e rispose quasi beffeggiando: "Ti avrei temuto solo se avrei saputo che non saresti stato un tenero asinello!"
L'asinello non potè che gioire e se ne andò pascolando felice.



La morale della favola insegna a non ingrandirsi più del dovuto, poichè si può tentare ad ingannare solo chi non lo conosce, al contrario di chi sa che è egli non è,quindi si rischia di essere beffeggiati.

IL LEONE E IL CINGHIALE

                                                                IL LEONE E IL CINGHIALE



In una calda giornata d'estate andarono a bere in una piccola fonte un leone e un cinghiale.
Ma appena entrambi si avvicinarono alla fonte, cominciarono a litigare su chi dovesse bere per primo.
La lite si aggravò fino a quando non si trasformo in un duello mortale, ma, visto che erano arrivati gli avvoltoi pronti a cibarsi della carcassa del perdente. Il leone e il cinghiale capirono il rischio che stavano correndo e, abbandonando la sfida dissero: "Meglio diventare amici che diventar pascolo di corvi e avvoltoi".




La morale della favola insegna di porre fine alle stupide e violenti liti perchè, nella maggior parte dei casi arrecano danno a entrambe le parti.

mercoledì 8 febbraio 2017

LA VOLPE E L'UVA

                                                                   LA VOLPE E L'UVA




Un giorno si aggrava tra la campagna una volpe affamata che, vedendo una vita colma di un'uva lucente e matura, volle provare a prenderla.
Dopo molti tentavi senza ricavare alcun successo disse a se stessa: "come è possibile che io non riesco a prendere un pò d'uva!". Allora, riprovò moltissime volte, fino a quando, stufa dei fallimenti, desse: "me ne vado, tanto è inutile sprecare tempo per un'ava brutta e acerba". E se ne andò con la rabbia nel cuore.



La morale della favola insegna ad essere umili e sinceri con se stessi e ad non accusare le circostanze, rovinando se stessi per arroganza.




martedì 7 febbraio 2017

LA PULCE E IL BUE

                                                                 LA PULCE E IL BUE



Un giorno si aggirava una piccola pulce quasi annoiata che, per ricevere un pò di compagnia, andò in una fattoria dove trovò un bue.
L'insetto con delle piccole ma agili piroette andò a posarsi vicino al suo naso. "Salve" disse la pulce.
Il bue, all'udire quell'acuto strillo saltò in aria ma, appena vide la piccola stazza dell'insetto si rasserenò, e disse avvicinandosi: "Oh, buongiorno". "Oggi sono un pò annoiata, ho bisogno di parlare - disse la pulce, - mi faresti compagnia?".
"Certo, di cosa parliamo?" rispose il bue.
"Del tuo lavoro". "Beh, io lavoro per un uomo, fatico molto, ogni giorno tiro per lui 'aratro e obbedisco ai suoi ordini" disse il bue. La pulce, dopo aver ascoltato rispose: "Che buffo! Io non sono alle dipendenze di nessuno, mi riposo quando voglio e faccio quello che voglio". "Devo solo  stare attenta alle manacce di qualcuno perchè potrebbero schiacciarmi" continuò.
"Ecco, quelle mani di cui tu hai paura, per me non sono altro che morbidi e soffici carezze", disse il bue con commozione. "Il mio padrone ricambia con affetto quello che faccio per lui".
La pulce riflettè su quello che aveva detto e se ne andò pensierosa. Cominciò a capire che l'affetto è un bel premio.



La morale della favola insegna che l'affetto è la migliore ricompensa che uno possa avere.






sabato 4 febbraio 2017

LA CORNACCHIA E LA BROCCA

                                                       LA CORNACCHIA E LA BROCCA




Una cornacchia, molto assetata, trovò un brocca. Ma quando infilò il becco nella brocca non riuscì a prendere neanche una goccia d'acqua perchè era rimasto soltanto un pò d'acqua nel fondo.
Provò e riprovo, ma senza successo.
Presa dalla disperazione escogitò un piano.
Prese un sasso e lo getto nella brocca.
Poi prese un altro sasso e lo getto nella brocca.
Ne prese un altro e lo gettò nella brocca.
Ne prese un altro e lo gettò nella brocca.
Ne prese un altro e lo gettò nella brocca.
Ne prese un altro e lo gettò nella brocca.
Piano piano vide l'acqua salire verso di sè, così gettò giù altri sassi fino a quando non riuscì a bere e a salvare la sua vita.



La morale della favola insegna che nell'avere pazienza, a poco a poco si arriva a tutto.


L'AQUILA E LO SCARAFAGGIO

                                                     L'AQUILA E LO SCARAFAGGIO


Un'aquila affamata era a caccia di una lepre...
Ne trovò una e la inseguì; la lepre incapace di sopravvivere chiese aiuto ad un animale sotto i suoi occhi: lo scarafaggio.
Lo scarafaggio le fece animo e quando vide l'aquila avvicinarsi le implorò di non mangiare la povera lepre, ma lei rifiutò e sbranò sotto i suoi occhi la lepre.
Lo scarafaggio si offese molto e decise di attaccare indirettamente l'aquila sorvegliando continuamente ogni suo spostamento. Cercava sempre ogni suo nido e quando lo trovava le buttava giù le uova appena deposte facendole roteare e quindi provocandone la rottura.
Fino a quando un giorno, l'aquila, cacciata da ogni parte, chiese aiuto a Zeus, per trovare un posto sicuro per le sue uova. Zeus le concedette di deporre le uova nel proprio grembo. Ma quando lo scarabeo vide il nascondiglio, fece una pallottola di sterco, volò sopra il grembo di Zeus e ve la lasciò cadere dentro.
Zeus, infastidito dalla palla di sterco, cercò di levarla e, senza rendersene conto fece, cadere anche le uova dell'aquila.
Da allora, si dice che nella stagione in cui appaiono gli scarafaggi, le aquile non covano.



La morale della favola insegna a non disprezzare nessuno, perchè nessuno è tanto debole e indifeso da non vendicarsi.

venerdì 3 febbraio 2017

L'AQUILA DALLE ALI MOZZE E LA VOLPE

                                            L'AQUILA DALLE ALI MOZZE E LA VOLPE




Una volta un'aquila dalle belle ali fu catturata da un cacciatore molto cattivo, questo le taglio le ali perchè vivesse in gabbia assieme ad un pollaio.
L'aquila dal dolore e dalla tristezza non mangiò più, diventando sempre più debole: sembrava un Re in catene.
Successivamente la comprò un altro, il quale le strappò via le penne morte e spalmò una pomata miracolosa. Dopo un pò di tempo all'aquila ricrebbero le ali più belle e più forti e tornò a volare portando al nuovo padrone una lepre come ringraziamento.
Ma la volpe che la vide, disse: "I regali non devi farli a questo perchè è già buono di natura, bensì a colui che ti tagliò le ali così lo potrai rabbonire, nel caso si ripetesse la sventura".



La morale della favola insegna di tener d'occhio i malvagi e nel frattempo di ammorbidirli generosamente con piacevoli regali.

giovedì 2 febbraio 2017

L'INVERNO E LA PRIMAVERA

                                                           L'INVERNO E LA PRIMAVERA




La primavera e l'inverno sono due stagioni opposte.
Un giorno l'Inverno, incontrando la Primavera le disse beffeggiandola: "Sei troppo morbida e questo non va, ti fai calpestare senza dignità e consenso e lasci le persone e gli animali impunite. Quando arriva la tua stagione incominciano a germogliare i primi fiori e il terreno si riempie di tante varietà di erbe e tu fai calpestare senza dignità tutto questo dalle persone e dagli animali, che strappano senza rimorso i frutti appena maturi". "Io invece incudo paura agli essere vivente con il mio freddo, la mia pioggia e il mio rigido gelo che fa rintanare tutti nelle loro tane e io posso starmene tranquillo" disse l'inverno con una certa superiorità.
La Primavera dopo essere stata in silenzio disse: "Invece ti sbagli, Inverno, io sono amata da tutti e comunicano armoniosamente con me. Quando io appaio gli animali e le persone gioiscono e cominciano a uscire dalle loro tane per assaporare la bellezza del solo e della vegetazione. Non sai quanto è bello essere amati e che gioia si ha, tu invece sei solo temuto e non proverai mai quello che provo io". Concluse così la Primavera. L' Inverno dopo aver ascoltato con attenzione le sue parole riflettè a lungo.



La morale della favola insegna che per ottenere rispetto e amore dagli altri non bisogna incudere paura o terrore, ma bensì con il reciproco rispetto e amore.

mercoledì 1 febbraio 2017

IL TORO

                                                                          IL TORDO




In un bel giorno primaverile, si intravedeva un florido nido pieno uccellini che cinguettavano affamati chiedendo cibo alla loro madre premurosa.
Il tordo più grande tra tutti era anche il più affamato e quello con gusti prelibati e raffinati e, non accontentandosi del cibo marcio della madre faceva sempre molti capricci.
Quando arrivò all'età giusta decise di procurasi il cibo che desiderava da solo. Fù così che passo gran parte del suo tempo a svolazzare tra un fiore all'altro delle sue piante prefeirite.
Durante uno dei suoi tanti giri golosi, il tordo vide una bella pianta di mirtillo con un colore bello e lucente e quindi decise di avvicinarsi e assaggiare con cautela la sua nuova pianta. Gli piacque tantissimo e fece una bella scorpacciata. Contento e soddisfatto decise di ritornarci il giorno seguente...
Sfortunatamente il tordo attirò l'attenzione di un esperto cacciatore di uccelli che, splamò un gel appiccicoso nella pianta di mirtillo.
Il giorno seguente l'uccellino ritornò con entusiasmo nella sua pianta preferita, ma appena posò le zampette sul ramo rimase intrappolato dal gel messo dal cacciatore e, capendo di essere in pericolo, cominciò a piangere e gridare più forte possibile. Fortunatamente la mamma arrivò pochi istanti prima del cacciatore e grazie al suo preciso e affilato becco riusci a liberare le zampette del figlioletto.
Il tordo capì che nella vita bisogna essere più attenti e che non bisogna farsi guidare dalla golosità!




La morale della favola insegna di resistere alle tentazioni perchè possono portare in grave pericolo o, a volte, si può rischiare la vita.























IL NIBBIO CHE VOLEVA NITRIRE

                                                          IL NIBBIO CHE VOLEVA NITRIRE



Un bel giorno, il nibbio se ne stava tranquillo su di un albero e guardando alcuni animali emettere una voce ella e acuta gli venne molta gelosia. Voleva essere come l'aquila grande e possente con una voce fiera, ma sapendo che era più piccolo e più debole alimentò la sua gelosia. Odiava anche il pappagallo e il pavone con le loro grandi e variopinte ali e sentendosi inferiore a loro non faceva altro che far crescere una tremenda e brutale invidia. Beffeggiava l'usignolo dicendo tra se: "ha una bella voce ma è troppo ridicola e da femminuccia! Se devo avere una bella voce non deve essere fragile come quello stupido uccello. Devo avere una voce bella e possente che si imponga tra le altre!".

In quel momento giunse un cavallo stanco che, non vedendo il cardo spinoso, si sdraiò sotto l'albero e saltò subito in aria lanciando un lungo e acuto nitrito. Il nibbio che assistette alla scena esclamò: " Oh che bello, una voce forte e acuta! Questa è la voce che va bene per me!".
Da quel giorno, il nibbio cominciò ad allenarsi ad imitare quel suono più che poteva fino a quando non si arrese a causa del suo fallimento.
Quando iniziò a parlare ci fu un brutto inconveniente: gli era sparita la voce! Gli restava solo più di un filo di voce rauca e quindi, il povero nibbio divorato dalla sua invidia, dovette accontentarsi di una voce più che nulla.



La morale della favola insegna di non farsi divorare dall'invidia perchè spesso finisce di rovinare la gioia e di perdere tutto quello che uno ha.